W 9 & 41

“La Repubblica promuove lo sviluppo della cultura e la ricerca scientifica e tecnica. Tutela il paesaggio e il patrimonio storico e artistico della Nazione. 
Tutela l’ambiente, la biodiversità e gli ecosistemi, anche nell’interesse delle future generazioni”

Ci sono punti di svolta da cui non si può tornare indietro e date che dobbiamo ricordare per renderci conto che nulla sarà più come prima. Una di queste è l’8 Febbraio scorso, data di voto finale alla riforma agli articoli 9 e 41 della Costituzione. Possiamo parlare di svolta storica perché la Camera ha approvato in via definitiva, in quarta e ultima lettura, il DDL per la tutela dell’ambiente nella nostra Carta. Un momento storico, visto l’impegno (per ora, solo teorico) dell’intero Parlamento verso un cambio di prospettiva e paradigma sulle problematiche che sempre maggiormente andranno ad interessare il nostro Paese nei prossimi anni. 


Non è un mistero infatti che l’Italia si trovi in una posizione geografica tutt’altro che neutrale al climate change sempre più pressante nei decenni che verranno: la sua posizione in un mar Mediterraneo già debole, il suo territorio difficile situato tra il mare e i monti, la sua “tradizione tellurica”, l’alto rischio idrogeologico e un’urbanizzazione poco ragionata in molte zone della penisola sono solo alcuni fattori di preoccupazione verso il clima che cambia. 
Tutelare l’ambiente è dunque in questa prospettiva non solo una buona pratica civile ma un vero e proprio intento di sopravvivenza: dalle scelte di oggi potremo, almeno in parte, comprendere il futuro di domani. La classe politica (almeno in via appunto teorica) sembra essersi accorta di quanto sia prioritaria una riflessione sui temi ambientali; tuttavia a questa riflessione vanno accompagnate scelte concrete come questa: grazie a questo plebiscito di voti (perché di plebiscito si è trattato) non serve passare per Referendum.  Il Parlamento ha insomma assegnato all’ambiente una dignità autonoma in Costituzione, ponendo al centro la questione tutelante di tale, inestimabile patrimonio.


Un primo passo verso un nuovo modo di intendere la stessa cittadinanza attiva, basata su diritti e doveri nei confronti non solo di persone, ma anche e soprattutto nei confronti del mondo che abitiamo e in cui quotidianamente costruiamo le nostre vite.

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