Non riuscite a vedere?

Il 2021 è stato un anno difficile sotto l’aspetto climatico.

Abbiamo assistito, globalmente e anche all’interno del nostro territorio nazionale, a una serie di fenomeni catastrofici che hanno messo in grande difficoltà l’assetto urbano e le strutture di tante realtà. 

L’estate è risultata sicuramente la stagione in cui tali fenomeni si sono maggiormente intensificati: maggior temperatura porta a maggiore energia, quindi a piogge torrenziali, alluvioni, inusuali circostanze metereologiche (si veda la drammatica situazione venutasi a creare in Germania, ad esempio).

Non ce la siamo cavata meglio negli anni precedenti: il 2018 è stato l’anno della tempesta Vaia, che ha letteralmente raso al suolo interi boschi millenari di tutta la regione Veneto. Si potrebbe parlare poi delle bombe d’acqua improvvise a cui i nostri territori sono soggetti ormai costantemente, soprattutto durante i mesi più caldi.

Insomma, il clima sta cambiando velocemente e in modo preoccupante. 

La recente Coop 26 di Glasgow ha sottolineato questo cambiamento, ponendosi l’obiettivo (ormai più volte caldeggiato da tutta la comunità scientifica) di ridurre le emissioni fossili cercando di rientrare in una soglia “di sicurezza” di aumento della temperatura di 1,5° C. 

Per il momento, siamo molto lontani da questo obiettivo: si parla di decarbonizzazione ma non si esprime come si vuole de carbonizzare, si parla di sostenibilità solo per lanciare slogan, dando un messaggio di totale approssimazione ai cittadini.

La domanda urgente che pongo in questa sede è la seguente: ci rendiamo conto di essere dentro un’emergenza senza precedenti?

L’umanità si sta comportando come lo struzzo che mette la testa sotto la sabbia e lo fa per non affrontare il problema, perché esso ci terrorizza e perché non sappiamo guardare più lontano del nostro presente o del nostro immediato futuro.

Tuttavia, ignorando l’emergenza climatica voltiamo le spalle ai nostri figli, nipoti e probabilmente anche a noi stessi. Vivere in un pianeta più sano equivale a stare tutti meglio e il solo modo per farlo è ridurre le diseguaglianze, produrre in modo pulito, rispettare i tanti impegni che anno dopo anno vengono presi sull’ambiente. 

La sfida è difficile ma non impossibile: possiamo uscire dalla crisi climatica se tutti insieme saremo in grado di cambiare paradigma produttivo, sociale e economico.

Le parole vanno accompagnate con fatti concreti, dei soggetti politici e dei singoli cittadini: 

  • Diminuzione (se non eliminazione) di combustibili fossili
  • Drastica diminuzione della produzione e del consumo di carne
  • Ridimensionamento dei grandi patrimoni
  • Investimenti su un’economia green e sostenibile
  • Economia circolare
  • Redistribuzione della ricchezza
 

Non è utopia, ma sopravvivenza. Citando l’ex segretario generale delle Nazioni Unite Bah Ki-Moon, si può affermare che

“Il cambiamento climatico non rispetta le frontiere; non si cura di chi sei: ricco o povero, piccolo o grande. È esattamente quello che si definisce una sfida globale, e come tale richiede una solidarietà globale.”

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