Squeak and pop

Che rumore fa la felicità? 

Era un ritornello cantato dai Negrita qualche anno fa, in una vecchia canzone che passa ancora oggi per radio. 
Non credo ci sia una risposta facile e immediata: i rumori della felicità sono molteplici a seconda di chi la prova e di come la si provi; ci sono momenti e momenti, nella vita di ognuno di noi, che ci hanno resi felici in modo diverso.
Per me, ad esempio, la felicità è il rumore di un tappo di bottiglia ben fatto che “suona” nel modo giusto. Attraverso quel suono io posso infatti riconoscere l’intero processo che ha portato a quel preciso momento.
Che idea bizzarra di felicità – direte voi – un discorso un po’ romantico che sta a cuore agli artigiani e a chi conosce e ama il prodotto che fa. Per me è così: come un buon legno ha uno specifico rumore per il falegname che lo lavora, anche il sughero e gli altri materiali che utilizziamo hanno un loro specifico rumore nel fatidico momento di stappare.
Vi sembrerà impossibile ma c’è un termine preciso per descrivere questo processo: squeak and pop (letteralmente “stride e schiocca”)

Trovo illuminante aver dato un vero e proprio nome al suono di un tappo che viene tolto dalla bottiglia, perché esso è un segno distinguibile del lavoro di qualcuno che, pazientemente, ha utilizzato un po’ del proprio tempo per creare quel piccolo e meraviglioso oggetto. 
È il rumore della felicità per come la conosco io e a cui sono stato abituato, è la garanzia di un prodotto realizzato correttamente, con professione e amore. È in un certo senso un “monumento” all’azione umana, che quando vuole (molto più spesso di quanto pensiamo) sa realizzare cose meravigliose.
Squeak and pop è la melodia di chi vede premiata la propria attività. 
E non è poco, credo. 

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