Sono finite le pietre

L’età della pietra non è finita perché sono finite le pietre – è finita perché tecnologie più avanzate sono state sviluppate per soddisfare le mutevoli esigenze dell’umanità. Allo stesso modo, l’era dei combustibili fossili non finirà perché esauriremo petrolio e carbone. 
Questo breve intervento della prof.ssa Lučka Kajfež Bogataj – membro dell’IPCC e vincitrice del Premio Nobel per la Pace 2007 sull’energia rinnovabile, mi ha particolarmente colpito.
La riflessione continuava più o meno così:
I progetti di energia rinnovabile hanno molti benefici: possiamo mitigare i cambiamenti climatici riducendo le emissioni di gas serra, migliorare la qualità dell’aria e ridurre le altre forme di inquinamento. E soprattutto, l’uso di tecnologie rinnovabili porta nuovi posti di lavoro nel settore della green economy. 
Ultimo, ma non meno importante, ogni paese o comunità diventa più indipendente dall’energia e meno vulnerabile agli shock geopolitici. 
Già da queste ultime righe possiamo comprendere quante (drammatiche) verità si trovino nelle parole della Bogatj: il nostro continente europeo, in seguito ai drammatici eventi in Ucraina, sta vivendo una crisi energetica forse senza precedenti. Il motivo è semplice: poca differenziazione dell’energia e un servilismo economico che ci ha resi succubi dei paesi fornitori, Russia in primis.  Stiamo passando inesorabilmente a un’era diversa ma sembriamo non accorgercene. Non se ne accorge la politica, imbrigliata in slogan buoni per le prime elezioni disponibili, non se ne accorge l’opinione pubblica, ancora troppo poco attenta a quello che sarà il futuro. Il rischio è quello di non investire sufficientemente in tecnologia green e di arrivare tardi, a partita già avviata. Dovremo veramente aspettare la fine del carbone e del petrolio per fare qualcosa di concreto per ridurre l’inquinamento, creare posti di lavoro e differenziare l’energia, puntando così sull’indipendenza energetica?
O saremo ancora, a distanza di dieci – quindici anni, schiavi di un meccanismo che, sebbene non sia ancora terminato, testimonia un’indubbia propensione alla fine?
La palla passa a chi ha già voce in capitolo: cittadini, giovani, imprenditori e lavoratori, donne e uomini in grado di comprendere questo delicato passaggio. Per dare un segnale importante serve una piccola grande rivoluzione di massa, per salvare il pianeta e noi stessi da un futuro altrimenti sempre più incerto.

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