Scelte mancate

Viviamo oggi una grande crisi energetica. 

I meccanismi di una crisi sono complessi e non sempre lineari: nel mondo interconnesso e osmotico, infatti, i rapporti reciproci tra i vari stati vanno a influenzare, volente o nolente, gli equilibri collettivi. L’Italia si trova, per negligenza e per scarso sguardo al futuro, in una posizione svantaggiata: le contraddizioni che già in passato avevano sollevato dubbi sulla nostra dipendenza energetica da altri stati oggi appaiono chiarissime.
La guerra in Ucraina è la miccia che ha scatenato il grande fuoco: la dipendenza, per esempio, dell’Italia nei confronti del gas russo metterà a dura prova i nostri (già fragili) equilibri economico – produttivi, minando la produzione industriale e il benessere individuale dei cittadini, provati da due anni di pandemia.
La colpa non è certamente di questo o di quel governo e questo non vuole essere un articolo ‘politico’; le responsabilità sono, semmai, di chi ha sempre creduto di poter essere competitivo senza curarsi minimamente del concetto di indipendenza energetica. La differenza rispetto ad altri paesi europei è lampante: si pensi alla Francia e alla sua scelta (più o meno condivisibile) di aderire all’energia nucleare. Questo le permette di sedersi ai tavoli negoziali in una posizione di vantaggio, o almeno di parità, con altri partner commerciali, senza subirne i diktat legati all’approvvigionamento energetico.
Non è cosa da poco, come abbiamo visto. La nostra dipendenza prima dalla Russia e in futuro da qualche altro stato fornitore (altrettanto poco democratico) non può garantirci alcuna posizione di parità nei confronti di essi e non può assicurarci che non ci saranno nuove crisi, perché i primi ad esserne investiti saranno sempre gli stati non indipendenti energeticamente. 

Perché siamo arrivati a questo punto? La risposta è semplicissima: perché non abbiamo MAI puntato su un vero piano B e perché non ci siamo mai curati di costruire delle alternative ai “no” del passato. Quando, per esempio, l’Italia abolì il nucleare, si è pensato di costruire un’alternativa altrettanto valida per la produzione energetica? La risposta è – ovviamente – negativa.
Il compromesso è necessario e le scelte ideologiche a priori possono risultare fatali per le generazioni successive: non essere stati lungimiranti, non aver proposto una valida alternativa a quella scelta (condivisibile) ci ha lasciati inermi di fronte alle difficoltà del presente. Penalizzandoci.  
Il futuro ci presenterà altre sfide altrettanto impegnative e sarà determinante farci trovare pronti, oggi più di ieri.

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