La nostra concezione comune ci vuole attenti alla forma delle cose: tocchiamo quello che ci aggrada e rifiutiamo o ignoriamo ciò che al tatto non ci soddisfa, selezioniamo in base al piacere provato dal nostro sguardo quando si fissa su un determinato capo di abbigliamento, scegliamo un oggetto dopo averlo minuziosamente esaminato attraverso i sensi.
Siamo “animali sensoriali” che analizzano tutto e lo fanno subito, per poi elaborare una nostra preferenza, un nostro gusto, un nostro personale sguardo su quello che ci circonda.
Mi chiedo: quanto può essere importante un materiale nella creazione di un prodotto o di un oggetto?
Questa domanda, apparentemente banale, ci porta al cuore della questione di cui vorrei parlarvi oggi e che chiamerò (semplificandola) material design.
Con questo termine mi riferisco alla proprietà specifica che fa passare i materiali come mezzi di comunicazione veri e propri, dando loro una dignità e un’importanza che li rendono unici.
Per me l’oggetto dovrebbe nascere con il materiale di cui è fatto. Detta così questa pare un’ovvietà, quindi voglio essere più chiaro: ad ogni oggetto va abbinato un materiale che sappia valorizzarlo e questo processo non deve avvenire in un secondo momento, ma contemporaneamente, nella fase iniziale in cui si pensa al prodotto.
Entrambi insomma devono essere pensati nello stesso attimo.
A questa concezione va dedicato tempo, lavoro, idee. Credo molto in questo modus operandi: se noi elaboriamo e progettiamo un oggetto collegato al suo specifico materiale, quel materiale verrà metabolizzato prima dal cliente e verrà anche ricordato più a lungo.
Un esempio classicissimo? Se vi dico tappo, a cosa pensate?
Sono sicuro che abbinerete alla parola tappo quella del materiale più famoso che compone tutti i tappi del mondo: il sughero. Non dite che non ci avete pensato!
In questa semplice associazione di idee risiede la logica che sta alla base del mio ragionamento. Esistono tantissimi altri materiali da abbinare ai tappi, eppure alla maggior parte dei consumatori verrà sempre in mente il sughero.
L’importanza di un materiale qui mi sembra ben chiara! Associare un materiale a un prodotto significa partire da lontano: vuol dire sperimentare, valutare, far prove, captare le esigenze di chi poi quel prodotto vorrà comprarlo.
Tutto questo ragionamento teorico cosa comporterà in termini prettamente produttivi?
- Faciliterà la creazione di un buon brand, rendendo riconoscibile il prodotto: sappiamo infatti, recuperando la nozione di affordable presente in un precedente articolo, che i consumatori/utenti tendono a dare molta importanza alla prima impressione che un prodotto fornisce loro (in termini tattili, visivi, materiali insomma). Un prodotto dev’essere dunque bello esteticamente, etico, soprattutto riconoscibile.
- Se si trova il giusto binomio prodotto-materiale, la strada non può che essere in discesa! (Esempio tappo/sughero)
- Parlare di material design e attuare questa strategia significa dare una riconoscibilità a ciò che si produce, un’identità a ciò che si vuole immettere sul mercato.
Material design: un concetto che condensa molte suggestioni che abbiamo approfondito finora insieme in questo blog. Affordable, etica, estetica, aggiungo (anche) fruizione di un prodotto che sia appunto bello, pulito, green.
Il mix di caratteristiche perfette per i beni del futuro.
Call to action:
- Solitamente si parte, a livello produttivo, da cosa voglio produrre partendo dal materiale. Pensa anche all’inverso: quale materiale specifico per quello che voglio produrre?
- Immagina due oggetti rivoluzionari e i relativi materiali: a me vengono in mente i tappi di sughero, i jeans. Prova a pensare all’impatto, nell’immaginario collettivo, di un binomio perfetto come questo.
- Sii sempre curioso sulla storia degli oggetti che ti circondano: esistono tantissimi aneddoti sul perché sono fatti con un tipo di materiale invece che con un altro.