Recentemente ricordo di aver visto su YouTube una bella intervista a Luca Mercalli, il famoso climatologo che da decenni si batte per approfondire varie questioni legate al cambiamento climatico: disagi futuri, necessità di esplorare nuovi modi di produzione energetica, stili di vita più compatibili con l’ambiente. Ad un certo punto dell’intervista, Mercalli affermava (più o meno)

Non possiamo pretendere di consumare come se avessimo a disposizione tre pianeti.

Non è possibile una crescita infinita in un pianeta finito. 

Ho pensato molto a questa affermazione. A mio avviso, essa può essere grande spunto di riflessioni economiche, politiche, filosofiche. Rendersi conto che le risorse di cui disponiamo non sono illimitate sarebbe di per sé già qualcosa di molto importante: per esempio diamo per scontato un bene come l’acqua, che scontato non è.

Inoltre crediamo di poter spremere come un’arancia il succo delle risorse terrestri senza nessuna conseguenza. Una follia collettiva. 

Come misurare allora il nostro impatto effettivo sulle risorse del pianeta?

Esiste uno strumento molto interessante in grado di farlo e di darci l’idea precisa di che cosa significa per la Terra dover ospitare una specie tanto ingorda di risorse come la nostra: si chiama Earth Overshoot Day, ovvero la data in cui l’umanità ha terminato le risorse naturali disponibili prodotte dalla Terra per l’anno in corso.

Questo parametro prende in considerazione diversi fattori che non sto qui ora ad elencarvi; tuttavia il bilancio appare sempre più negativo: quest’anno il fatidico momento è arrivato il 29 di Luglio. 

Ogni anno che passa, l’Earth Overshoot Day arriva sempre prima, eccezion fatta appunto per il 2021 (forse a causa dell’emergenza Covid) poiché nel 2020 la data registrata era stata il 22 Agosto. Che significa questo?

Un paio di cose, almeno:

  1. Il sistema di risorse del nostro Pianeta sta collassando e le conseguenze potrebbero essere disastrose
  2. Da decenni i Governi non stanno agendo nella direzione giusta per diminuire il problema
  3. Serve una nuova gestione delle risorse, oltre ad una coscienza collettiva che sappia condannare lo spreco ed evitarlo
  4. È necessario adoperarsi tutti per un grande cambio di passo individuale e collettivo

Di questo passo si stima che entro il 2050 (data fatidica per molti altri aspetti ecologici) l’umanità consumerà molto più del doppio delle risorse prodotte dalla Terra.

Una cifra che ci dovrebbe far indignare, tenendo conto del fatto che un numero impressionante di persone soffre ancora la fame e la sete, vivendo in condizioni di estrema povertà. 

Questo significa che lo spreco non è nemmeno giustificato dal benessere collettivo, ma solo da quello individuale/occidentale: partire dalle disuguaglianze per gettare le basi ad un futuro nuovo che non sperperi risorse ma che sappia ridistribuirle è la chiave per far tornare l’orologio indietro, recuperando il tempo perduto.E far tornare simbolicamente l’Earth Overshoot Day al 31 Dicembre, augurandosi un anno ricco di cose positive e povero di sprechi inutili.

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