Si, lo so… il termine non esiste
oggi però mi veniva così, voglio raccontarvi un mio grande rammarico per non aver perseguito e portato a termine un’idea,
era il 1997 ed io e il mio amico @dariotolio stavamo creando un innovativo social network…

Se c’è una cosa che consiglierei a chi vuole intraprendere un mestiere, a chi vuole lanciarsi in un progetto, a chi cerca una strada propria, è di perseverare nelle idee in cui crede.

Sembra una banalità ma vi assicuro che non lo è: mi è capitato molte volte di sviluppare l’inizio di un’idea vincente, abbandonare poi tale progetto e ritrovarmelo pochi anni dopo sviluppato da qualcuno più deciso di me.

Oggi voglio portavi l’esempio di un singolare social network che inizia a creare, con l’aiuto di un amico, nel lontano 1997: si chiamava “Ubiquitarian” ed era appunto una specie di social network in cui l’utente che accedeva poteva chiedere informazioni e peculiarità su un determinato territorio (meteo, locali, realtà produttive…) attraverso il riferimento di un Ubiquitarian (sostanzialmente un utente registrato) del posto, che forniva le indicazioni che possedeva.

Uno strumento di per sé rivoluzionario, se si pensa al periodo: Google Maps non esisteva, TripAdvisor nemmeno, e nessuno dei vari social network pareva prossimo a palesarsi al pubblico mainstream.

Quella pazza e visionaria idea fu accantonata presto per mancanza di pazienza: ci sembrava qualcosa di irrealizzabile e i tempi probabilmente non erano maturi.

Oggi, a distanza di anni, ci mangiamo le mani anche solo per non averci provato abbastanza e per non avere investito tempo ed energie in quell’avventura. Solo pochi anni dopo si sarebbe verificata la più grande rivoluzione tecnologica della storia e il mondo sarebbe inesorabilmente cambiato per sempre.

Non fraintendetemi: non mi ritengo certo un moderno Steve Jobs. Dico solo che spesso ognuno di noi ha delle idee buonissime che non si concretizzano per mancanza di pazienza o di fiducia in sé stessi. Probabilmente io e il mio amico avevamo capito l’aria che stava iniziando a tirare, ci eravamo posti delle domande pertinenti, 

avevamo valutato le esigenze di molte persone, ma non fummo abbastanza costanti per perseguire quella strada e quella visione.

Questo aneddoto ci insegna che il talento, da solo, non basta. È necessario, per realizzare i propri sogni e progetti, credere in una visione globale che tenga conto del lungo periodo, che si prenda la briga di studiare e approfondire, che non lasci niente al caso. Solo attuando in modo quasi ossessivo questa visione si possono costruire le basi di un sogno: è successo a tutti i grandissimi, in fondo, di essere persone comuni dotate di idee meravigliose, cadere e lottare per quelle idee, fare sacrifici enormi e poi raccogliere il seminato, dopo anni di abnegazione e impegno.

Sfogliando un libro di qualche anno fa rimasi colpito da una frase

“La differenza tra un sogno e un obiettivo è la data di scadenza”

Tornando ad “Ubiquitarian”, possiamo dire che la nostra data di scadenza era molto prossima, a causa della nostra mancata perseveranza. 

Questo pensiero mi accompagna da anni e ricordo perfettamente i primi social e le prime app dedicate, idealmente simili alla nostra “creatura”: i sentimenti provati stavano a metà tra il divertito e il rimpianto.

Da quei giorni spensierati del 1997 il mondo è cambiato come mai aveva fatto prima, 

ma se c’è una cosa che mi ha insegnato la lezione di “Ubiquitarian” è di credere nella propria visione, in modo da non dire, in futuro, “cosa sarebbe successo se l’avessi realizzato.” Il se ormai non fa più per me.

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