L’appuntamento focale della Cop 26 in scena a Glasgow è uno snodo fondamentale per i futuri accordi sul clima che le varie nazioni industrializzate dovranno impegnarsi a firmare e rispettare.

Il mondo dell’industria assiste in silenzio di fronte a queste negoziazioni che potrebbero portare radicali cambiamenti nel modo di produrre e di fare impresa.

La tanto pronunciata transizione ecologica pare essere (lentamente) entrata a far parte delle agende politiche dei vari governi, soprattutto di quelli europei. Ciò comporterà una regolamentazione dell’uso dell’energia e soprattutto un implemento di fonti alternative e rinnovabili di essa.

Negli ultimi vent’anni si è assistito ad un cambio di prospettiva importante sotto il punto di vista delle rinnovabili: prima ignorate, poi lentamente accettate tra una delle possibilità di produzione alternativa di energia.

La frase spesso diffusa negli ambienti imprenditoriali è “non è conveniente” e viene pronunciata con leggerezza, senza analizzare i pro (moltissimi) e i contro (pochi) di un nuovo modo di intendere la produzione energetica.

Parlando della mia esperienza personale, posso dire che tutti i nostri stabilimenti di Labrenta, Livingcap e Mixcycling sono dotati (o sono WIP) di pannelli fotovoltaici sui propri tetti: quello che possiamo, cerchiamo di autoprodurcelo, per evitare inutili sprechi e per un ritorno che non sia soltanto di immagine green ma anche economico.

Quando possibile esigiamo anche dai nostri fornitori le stesse buone pratiche di produzione energetica, così da creare circoli di economia virtuosa e poco impattante.

Molti imprenditori non riescono a comprendere che rinnovabile non è solo un’etichetta da darsi per sembrare più cool o green agli occhi del mercato, ma è soprattutto qualcosa di vantaggioso sul medio-lungo periodo.

Produrre energia pulita ed evitare inutili sprechi deve essere uno degli obiettivi primari di ogni azienda: troppe volte la società civile e la comunità etichettano le aziende come i grandi responsabili dell’inquinamento e del depauperamento delle risorse.

Producendo in grandi quantità, è ovvio che una parte di inquinamento è fisiologica nel DNA di ogni realtà produttiva, al contempo è possibile sprecare minor energia con buone pratiche di risparmio e di autoproduzione di essa.

Molte zone della nostra penisola sono costantemente illuminate dal sole, eppure la pratica del fotovoltaico è ancora indietro rispetto a molti altri paesi europei: comincino le aziende, soprattutto quelle medio-grandi, che hanno la possibilità anche economica di aggiungere alla voce del bilancio l’investimento per i pannelli.

Un investimento che, come già sottolineato, pagherà poi in un futuro non troppo lontano con la produzione di energia meno costosa e decisamente più pulita.

A voi la scelta, allora. Il futuro è qui e gli strumenti già ci sono.

Servono solo imprenditori di buona volontà!

Share this article on…

Facebook
Twitter
LinkedIn

Lascia un commento

Il tuo indirizzo email non sarà pubblicato. I campi obbligatori sono contrassegnati *