I materiali organici sono una batteria di energia.

Basterebbe questa semplice frase per scrivere un programma energetico innovativo e rivoluzionario. Detta così sembra una banalità o una frase per attirare chissà quale pubblico incuriosito.

Perché dico questo?

Partiamo da una riflessione semplice: ogni materiale con cui veniamo a contatto quotidianamente è pieno di energia. Di questi siamo certi e non potrebbe che essere così.

Com’era la famosa massima? Nulla si crea, nulla si distrugge. Tutto si trasforma.

L’energia non fa differenza a questo concetto tanto affascinante che Lavoiser ha espresso in modo così efficace e sintetico. Esistono dei cicli e diventa estremamente interessante studiarli per capire come utilizzare la relativa materia che cambia di continuo, passando da una forma all’altra e trasportando sempre con sé un buon quantitativo di energia.

Vi starete chiedendo: di quale energia stiamo parlando?

Di una delle forme di energia più antiche, sfruttate e addirittura in quale caso “venerate” nella storia dell’umanità: l’energia del Sole. 

Tralasciando la parte prettamente religiosa del discorso, l’uomo ha osservato il Sole dall’inizio del suo tempo: lo ha fatto diventare suo alleato in agricoltura, ne ha capito le potenzialità energetiche fino a renderlo parte integrante delle sue esperienze quotidiane.

Ed anche oggi, era in cui il progresso tecnologico ha di fatto creato molteplici alternative a questa scelta, esistono innumerevoli modi per utilizzare il potere solare in modo redditizio e lungimirante.

Non mi riferisco solo ai classici pannelli, simbolo dei primi precursori green delle rinnovabili (argomento che oggi ha fortunatamente perso il suo status di tabù) quanto piuttosto di un collegamento con la prima frase dell’articolo: i materiali stessi contengono energia solare e l’energia solare è veicolo di cambiamenti che determinano moltissimi fenomeni della materia organica e inorganica.

Proprio come una batteria. Non è una metafora ambientalista: tutta la materia è una trasposizione del sole. Di conseguenza anche i materiali che produciamo.

Di conseguenza, anche noi. 

Siamo “sole”, in un certo senso. Questo concetto, oltre ad essere filosoficamente affascinante (e vero, aggiungo) contiene dentro di sé moltissime domande. 

Una su tutte: come utilizzare tutta questa energia, questo “potere solare accumulato”?

Partiamo da molto lontano e torniamo al carbonio, alla famosa fotosintesi clorofilliana:

per produrre un chilo di carbonio noi “assorbiamo” 3,62 kg di CO2 dell’atmosfera, dunque il carbonio diventa una batteria a tutti gli effetti che si traduce per esempio in fuoco, combustione, nuova energia.

Anche sui i vegetali possiamo osservare grandi quantitativi di carbonio: tra le fibre ne troviamo infatti un 40-60%.

Questo carbonio per essere prodotto tramite energia solare è passato dal suo stadio gassoso (CO2) a ci

Quando questa si decompone o viene bruciata fa si che il carbonio si trasformi ovviamente in CO2 e quindi si torna a parlare del naturale ciclo del carbonio.

Questi sono solo due piccoli esempi del potenziale energetico che ci circonda. Mi sono limitato alla CO2, gas noto e spesso “condannato”, per dimostrare l’importanza della fonte solare come energia e mezzo di produzione energetico.

Il concetto dell’“essere sole” mi piace filosoficamente e lo trovo necessario per far capire anche ai neofiti il concetto di ciclo/circolarità che possiamo (e dobbiamo) applicare a molte istanze della nostra vita, energetiche e non.

Il nostro motto dopo questa riflessione potrebbe essere questo: non siamo soli ma siamo sole.

Vale per la materia, vale per il nostro quotidiano.

Call to action:

-Pensa in quanti modi si può accumulare l’energia del sole e a come questa può essere riconvertita

-Pensa a come può essere gestita al meglio questa fonte di energia

-Trasferisci questi concetti ai tuoi amici, essere consapevoli aiuta ad avere rispetto delle risorse

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