Intro

“L’interesse pubblico richiede oggi di fare quelle cose che uomini intelligenti e di buona volontà avrebbero dovuto fare cinque o dieci anni fa.”

Partendo da questa frase di Edmund Burke voglio iniziare questo mio nuovo viaggio all’interno di questo blog: un viaggio in un universo produttivo che delineerà sempre maggiormente le nostre vite, i nostri ideali e i nostri interessi. Un percorso necessario per comprendere il tempo nuovo nella sua complessità ma anche nelle grandi innovazioni, opportunità e sfide che esso ci propone.

Ho deciso di chiamare questo spazio di parole thinklikeamartian, letteralmente pensare come un marziano, spinto dall’idea vagamente futuristica di cercare un nuovo modo di porsi rispetto a concetti legati all’ambito green, al sostenibile, alle innovazioni derivate da questo nuovo “paradigma ideologico”.

Il logo

Il nome di questo blog è dunque frutto di un’aspirazione a pensare come chi ha poche risorse e ne deve trarre il maggior beneficio, non generando rifiuti o meglio cercando di rimettere in circolo la maggior parte di quelli prodotti. 

Il logo rappresenta invece un’impronta marziana e si collega all’impronta ecologica che ognuno di noi rilascia inevitabilmente, all’impatto ambientale che produciamo durante il nostro passaggio. L’idea di base riguarda i materiali (cibo e altro) ma anche tutta la parte di innovazione e sostenibilità, sulla quale mi soffermerò molto nei prossimi articoli.

Ma di cosa parliamo quando ci interfacciamo alla parola sostenibile?

Da circa un anno ho iniziato ad approfondire questo termine nelle sua varie accezioni, studiando, approfondendo a seguito di attività relative all’uso di materiali sostenibili che hanno portato nel gennaio 2020 alla nascita di una piccola startup, Mixcycling, di cui vi parlerò approfonditamente in uno dei prossimi articoli.

L’obiettivo di questa nuova realtà risiede nell’accompagnare verso la transizione, concetto che in seguito disamineremo in tutte le sue accezioni e sfumature, con lo scopo di reinserire ove possibile elementi naturali all’interno del packaging.

Questa esperienza mi ha permesso di conoscere centinaia di aziende ed una moltitudine di persone con cui ho scambiato le mie idee sulla questione, le mie opinioni e i miei dubbi.

Il quadro emerso da tante conversazioni è un concetto di sostenibilità spesso confusionario: si sa di cosa si parla, meno di come effettivamente realizzare tale principio.

C’è infatti molta soggettività nella traduzione dei propositi, inoltre la concezione “filosofica” del green è certamente affascinante ma sterile retorica se non la si accompagna con un atteggiamento pragmatico che sappia attuare concretamente una visione letteralmente sostenibile. Il presente ed il futuro si interrogano su quello che saranno la politica e l’industria in tale direzione. 

Nel mio piccolo, vorrei cercare in questo piccolo blog di portare con umiltà un punto di vista, una visione, competenze sul tema. 

Amministro aziende del settore packaging con sedi produttive in Italia, Messico e Brasile, collaboro con diverse startup e in alcuno sono CEO o Vicepresidente.

Thinklikeamartian è un ulteriore spazio su sostenibilità e innovazione che non disdegna un concetto diverso di lifestyle, un concetto concreto (bizzarro ossimoro) che possiamo applicare a vari livelli delle nostre abitudini, lavorative e familiari.

Siamo in una sala cinematografica.

Il film proiettato si chiama Wall-E, lungometraggio di animazione del 2008 prodotto dalla Pixar. Il robottino Wall-E è l’unico abitante del pianeta Terra, ormai abbandonato dagli esseri umani per l’eccessivo inquinamento e il numero elevatissimo di rifiuti. Una sorta di “netturbino spaziale” che prova emozioni nell’eseguire diligentemente il proprio compito, la propria mission.

Ovviamente ci auguriamo che la nostra specie non debba arrivare mai al livello del film Pixar ma il concetto di partenza è affascinante e apre ad innumerevoli spunti di riflessione, uno dei quali parte da una domanda che sarà centrale nei prossimi anni: come produrre in futuro alimenti che non diventino rifiuti ma sottoprodotti da rimettere in circolo?

Anche se molti sembrano dimenticarlo, ogni volta che si usa una risorsa si riproducono inevitabilmente rifiuti. I rifiuti non sono mai innocenti, anzi, smaltirli costa sempre qualcosa a livello prettamente economico ma soprattutto a livello ambientale. Ragionare sull’impatto di un rifiuto è il primo, basico passaggio da attuare quando ci si approccia al tema della transizione. 

Pensiamo all’ argomento spesso poco dibattuto degli imballaggi.

Prima degli anni ’50 gli imballaggi erano fatti principalmente di componenti naturali (legno, stoffe…) o creati da elementi minerali (ceramiche, terracotte, vetro) o da metalli. 

Questa tipologia di imballi non veniva considerata dannosa per l’ambiente nonostante di fatto essi possano durare migliaia di anni (pensiamo ai reperti egizi, per fare un esempio che pesca dalla storia antica). Stiamo parlando del Novecento, un’epoca che vide nel progresso economico la spinta per il progresso sociale, un periodo storico che segna il passaggio cruciale da una società di tipo contadino ad una di tipo capitalistico-industriale, dove il concetto stesso di etica ecologica appare utopico e lontanissimo.

Se il passato è stato inconsapevole (spesso volutamente) di cosa può costare produrre enormi quantità di rifiuti difficilmente convertibili, il presente non gli è stato da meno: oggi (o meglio, fino a poco tempo fa) noi abbiamo continuato regolarmente ad utilizzare imballaggi fatti di sostanze sintetiche dalla struttura sempre più complessa e varia, senza una cultura del cambiamento e del riciclo, senza una visione nuova del concetto stesso di imballaggio.

La facilità di utilizzo e l’economia ci hanno fatto abusare di questi materiali che hanno vita lunghissima (alcuni durano addirittura 400 anni) per produrre e contenere beni che usiamo effettivamente per pochi mesi, giorni, ore o addirittura pochi minuti.

Gli imballaggi sono solo uno dei tanti esempi che possiamo elencare qui per comprendere il difficile mosaico che compone le parole chiave per un futuro più green, più sostenibile, più etico.

Transizione: da dove partire?

Rispondiamo ora ai due ultimi quesiti posti più sopra: come innovare e con quali materiali.

Oggi più o meno tutti (sicuramente tanti) hanno compreso la portata storica che la sfida ambientale traina con sé e come il modello economico-sociale-politico-ecologico che regge l’intera società contemporanea stia andando verso una deriva che crea disuguaglianze ed inquina il nostro pianeta a livelli ormai intollerabili. 

Parliamo di un materiale spesso demonizzato che tanto ha caratterizzato il nostro tempo, parliamo di plastica. Tutti vorremmo eliminarla immediatamente. Bellissimo proposito ma tale visione delle cose è anacronistica ed irreale. 

Da imprenditore e uomo curioso del mondo, due anime mi abitano da sempre: una più filosofica/utopistica, l’altra più razionale. Trovo essenziale abbinare alla visione del futuro un progetto concreto che ne delinei la forma senza perdersi in divagazioni teoriche, certamente affascinanti ma spesso poco incisive.

Per cambiare le cose veramente è necessario puntare ad un’idea realizzabile, ad un’utopia concreta che dia risultati sul medio termine, convincendo anche gli scettici all’attuabilità dei propositi.

Partiamo da una verità inattaccabile: oggi noi tutti siamo dipendenti dalla plastica. È una realtà con cui fare i conti e va presa come tale. L’abbandono immediato di questo materiale è impossibile e forse non avverrà mai.

Non è qualcosa per cui allarmarsi necessariamente, anzi, keep calm!

Le grandi trasformazioni portano con sé ragionamenti, nuovi paradigmi, nuove abitudini e questo non fa eccezione. Tutti vorrebbero che, improvvisamente, la plastica semplicemente sparisse o mutasse in altro materiale. 

Io credo fortemente che la verità stia nel mezzo come sempre e puntare in un uso più consapevole della plastica sarebbe già una partenza fondamentale, così come attuare dei piccoli cambiamenti nelle nostre abitudini, nella nostra vita, in modo da ridurre l’uso di plastiche nella quotidianità. 

Questo vorrebbe dire creare di fatto un nuovo punto di vista. 

La transizione avviene così: partendo da un concetto/materiale insostenibile, si passa pian piano verso un modello sostenibile, dando il tempo a persone/istituzioni/idee di orientarsi non troppo bruscamente da un punto all’altro del paradigma.

Da un’idea si passa al concreto e dal concreto si costruiscono le basi del futuro, senza stravolgere il presente ma semplicemente accompagnandolo al normale corso degli eventi.

Conclusione

Questi brevi e sintetici esempi finora elencati racchiudono l’obiettivo primario di questo blog e ne delineano i valori fondanti: è giusto interrogarsi sulle coordinate del nostro tempo ma servono risposte concrete per cambiare le cose.

La politica talvolta si riempie la bocca con temi ambientali ma dimentica che il primo passo per creare una concezione nuova del green è l’appartenenza ad un ideale e la visione comune di un progetto: la sostenibilità andrebbe insegnata nelle scuole, applicata nei laboratori, conosciuta praticamente come i nostri nonni conoscevano pratiche di riciclo tramandate di generazione in generazione. In fondo è qualcosa che già possediamo nella parte profonda delle nostre abilità ed è qualcosa di prettamente materiale; capirlo significa sopravvivere, produrre, creare benessere economico futuro.

Un’agenda politica su questi temi è alla base dell’industria che sarà e come imprenditore non posso non essere interessato a questo tipo di dibattito.

Thinklikeamartian sarà dunque uno spazio dove lo scambio di informazioni e saperi denoterà un percorso nuovo verso concetti green e sostenibili, tolti dal solo esercizio teorico ed applicati al pensiero pratico, imprenditoriale, economico, sfatando l’antico tabù che vuole l’economia in antitesi con l’ecologia.

Di questo si dibatterà nei prossimi decenni, di questo voglio occuparmi nel blog. Perché per “pensare come marziani” non è necessario vivere su Marte o in una galassia lontana, basta essere qui, basta esserci ora e captare frequenze non troppo distanti.

Il destino è nelle nostre mani, nelle nostre idee, nei nostri sogni.

A noi non resta che raccogliere la sfida e partire per questo nuovo viaggio.

A presto.

Start!

Gianni Tagliapietra

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