Per parlare di futuro sostenibile è necessario conoscere approfonditamente i materiali che potranno rendere migliore la nostra prospettiva in ambito industriale, economico, sociale. Ne esistono moltissimi di sottovalutati in rapporto alla loro sostenibilità, al loro utilizzo polifunzionale, anche alla bellezza intrinseca stessa che racchiudono: uno di questi è il sughero. 

Pianta che ha attraversato tutta la storia umana (in particolare quella di area mediterranea, pensiamo alla sua presenza massiccia in Sardegna) in veste di protagonista, il Quercus Suber è una fagacea molto longeva dalla quale si ricava – attraverso un processo estrattivo molto articolato – il sughero vero e proprio, che altro non è che un tessuto vegetale di rivestimento. Esso si estrae dalla corteccia, in intervalli di tempo prestabiliti (circa ogni dieci anni e durante la stagione estiva) e serve molta attenzione nell’effettuare questa operazione (chiamata tecnicamente decortica ed effettuata da veri e propri addetti, o scorzini, che si tramandano il mestiere da generazione in generazione).

L’esistenza di questa pianta può arrivare fino ai duecento anni di vita, nei quali la corteccia può rigenerarsi anche fino a sedici volte. 

Spesso pensiamo al sughero nella sua classica immagine del tappo di bottiglia e ci limitiamo ad immaginarlo in veste di ottimo isolante e conservatore delle proprietà organolettiche dei vini, ma questa descrizione sommaria non gli rende giustizia.

Parliamo infatti di un prodotto ad alto potenziale sostenibile, in quanto ha una modalità di estrazione che non danneggia la pianta, permettendo di non abbattere l’albero, come osservato sopra.

Molte sono le sue proprietà: leggerezza, elasticità, traspirabilità e buona capacità isolante lo rendono adatto sia all’isolamento acustico che a quello termico. Inoltre, viene utilizzato abitualmente per:

  • Arredamento
  • Preparati farmaceutici
  • Isolare, nel settore aerospaziale, le parti più delicate dello Shuttle dagli sbalzi di temperatura
  • Produrre piccoli oggetti di design

Quest’uso “industriale” del sughero dovrebbe già farci intuire le grandi capacità di questo materiale apparentemente poco utilizzato; tuttavia la sua peculiarità naturale e sostenibile risiede soprattutto nei benefici verso l’ecosistema che lo circonda e lo ospita. Non eliminando mai (di fatto) la pianta ma solo estraendo una parte di corteccia infatti si mantengono intatte la flora e la fauna circostanti, dando così la possibilità a molti uccelli ed animali di trovare un rifugio sicuro in queste vere e proprie oasi naturali.

Come se non bastasse, si possono spendere parole di “lode al sughero” anche sotto l’aspetto del problema sempre più urgente dell’energia fossile e dello smaltimento di anidride carbonica presente nell’aria. 

Ridurre le emissioni dovrebbe essere il primo passo messo in atto da ogni governo, ma anche puntare su agenti naturali di contrasto e assorbimento di tali impellenze sarebbe una chiave di volta non indifferente: grazie appunto all’altissimo potenziale di assorbimento dell’anidride carbonica da parte di questa pianta, nel solo Mediterraneo si potrebbero assimilare ogni anno più di 14 milioni di tonnellate di Co2.

Profitto, ecosistemi rispettati ed anzi implementati verso un nuovo equilibrio, stop deforestazione, diminuzione delle emissioni di Co2, isolamento termico e sonoro sono solo alcuni aspetti positivi che l’impiego e l’utilizzo di sughero porterebbero se alla lunga questo materiale venisse “sponsorizzato” dai mass media attraverso un vero dibattito che comprenda tutta l’opinione pubblica.

Sensibilizzare ed educare sulle peculiarità del sughero, creando nuove fette di mercato, introducendo nuovi consumatori, favorendo il passaggio di paradigma dalla formula “sughero = tappo per vino” a “sughero = molteplicità di utilizzo e sostenibilità garantita” favorirebbe una diffusione ancora maggiore di questo materiale, come dei molti altri che troppo spesso non conosciamo e invece potrebbero aiutarci ad un passaggio soft nei modi di vivere e nella concezione nuova di green.

Credo fortemente che se tutti ne capissero la sua straordinarietà e il fatto che si rigenera senza mai essere abbattuto, isolando e “mangiando” anidride carbonica,  permettendo di creare prodotti e piccoli oggetti di bellezza raffinata, di fatto producendo un qualcosa di materiale senza modificare un ecosistema ma anzi migliorandolo nella sua complessità e arricchendolo di specie che trovano rifugio in esso, in molti cambierebbero idea sulla loro personale (e collettiva) percezione di sughero, materiale intramontabile che ha anticipato le mode, dichiarandosi ecosostenibile e green da sempre.

Noi lo abbiamo già fatto, in tutte le nostre realtà produttive: attraverso i classici tappi prodotti in Labrenta, via Mixcycling utilizzando il Sughera, in Livingcap con la produzione di packaging per cosmetici a base di sughero, infine tramite Hungrycircle con Responsible Toothpaste, una pasta dentale che vede questo materiale come protagonista assoluto, assieme a menta piperita e salvia.

Non solo tappi, dunque, ma un intero universo di prodotti che possono solo far bene a chi li produce e al contesto che ci gira attorno. 

Call to action:

  • Vai a visitare un sughereto, in Sardegna ne abbiamo di bellissimi, e scopri l’ecosistema meraviglioso che rappresenta.
  • Usa prodotti che contengono sughero, dal semplice tappo ai materiali compositi e gustati la poesia che ci sta dietro.
  • Se sei proprietario di un’azienda, informati su come potresti utilizzare il sughero nella tua realtà produttiva.

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