Intro

Siamo in viaggio. 

La navicella virtuale che ci conduce al nostro nuovo “pensiero marziano” ci sta portando ad una prima tappa, già in parte esaminata nell’articolo di presentazione di questo nuovo blog.

Thinklikeamartian è pensiero innovativo, spirito di realizzazione, teoria e applicazione di essa.

È un’utopia pratica, un nuovo sguardo verso il presente e il futuro. 

 

L’Età di Mezzo della Transizione

Oggi parliamo ancora di transizione.

A cosa ci riferiamo effettivamente quando invochiamo a gran voce una parola tanto abusata?

Partiamo intanto dalla definizione di impatto LCA, un parametro essenziale per orientarci in questo campo tanto complesso quanto affascinante.

LCA è acronimo di Life Cycle Assessment (it. “valutazione del ciclo di vita”) ed è uno strumento usato per analizzare l’impatto ambientale di un prodotto, di un’attività o di un processo lungo tutte le fasi del suo ciclo di vita, attraverso la quantificazione dell’utilizzo delle risorse.
Ci siamo soffermati inizialmente sull’esempio classico della plastica e sul definire il sogno ideale di un’eliminazione totale di questo materiale nei nostri usi quotidiani poiché altamente impattante.

Non è l’unico esempio che possiamo portare in questa sede.

Mi viene in mente il concetto sempre molto personale di biodegradabile, quasi fosse un’etichetta di sicurezza e garantisca massimi risultati e minimi sforzi: tutti lo desiderano, tuttavia i costi sono almeno tre-quattro volte superiori rispetto ad un materiale classico.

Questo comporta una crescita del prezzo sul prodotto finale ed una fetta di mercato decisamente meno mainstream, più di nicchia, in un momento storico dove la classe media fatica a sopravvivere e dove le differenze sociali continuano ad inasprirsi e ad evidenziare un divario enorme tra ricchi e poveri. 

Il rischio è di creare ottimi prodotti per nessuno o per pochi. 

La realtà delle cose è questa e a poco servono (come scritto precedentemente) le pure disquisizioni filosofiche sull’ecologia e l’innovazione perché bisogna pensare praticamente ed applicare il pensiero ad un’azione concreta.

 

Che fare, quindi?

Una soluzione efficace potrebbe essere quella di concentrare i materiali biodegradabili su oggetti che effettivamente possono essere dispersi nell’ambiente, inquinandolo (shoppers, monouso…); per altri prodotti meno impattanti conviene invece utilizzare materiali riciclati se possibile o polimeri integrati con una componente biobased o di scarto.

Così facendo si realizza un percorso etico attorno al prodotto che si vuole commercializzare senza tuttavia “gonfiare” troppo spese e prezzo finale, diversificando inoltre l’intera offerta.

Questo è solo uno dei tanti esempi su come controllare il binomio green-produttività.

Lo scopo principale di tali operazioni è insomma quello di abbattere l’impatto LCA, o almeno di limitarne gli effetti.

È necessario rendersi conto di come il concetto di transizione sia per certi versi ricco di ambiguità: è legato all’azione del cambiare. Ma come? 

Esistono cambiamenti repentini e cambiamenti graduali, effettivi shock che sconvolgono le nostre abitudini quotidiane (l’“effetto Covid” insegna) e cambi di paradigma che talvolta si verificano naturalmente in quanto processi evolutivi accompagnati passo passo per un progredire collettivo.

Quando parliamo di transizione dobbiamo collocarla nella seconda categoria di cambiamenti.

 

Un periodo di transizione è importante per attuare nuove abitudini, per considerare i materiali come una risorsa ed iniziare a formarsi e a comprendere di cosa sono fatti i nostri beni. Soltanto così possiamo capire, al momento dell’acquisto, come e dove dovremo smaltirli.

Questo assunto è fondamentale per arrivare al nocciolo della questione: non sostituire la plastica dall’oggi al domani, non puntare tutto sul biodegradabile ma aver il minor impatto ambientale possibile sul contesto in cui svolgiamo le nostre attività.

Vale come lezione filosofica, vale soprattutto come intuizione pratica.

Pensare ad un imballo come a risorsa e non come ad un rifiuto ci farà avere più cura di esso, cercando di smaltirlo una volta pulito, per esempio, almeno grossolanamente. Questo piccolo accorgimento potrà dare impulso a nuove modalità di riciclo.

 

 

Il concetto di transizione presuppone molta formazione e ricerca, delle buone informazioni da cui trarre spunto, una visione ampia del mondo che non si limiti solo alla solita logica costi/benefici ma che approfondisca il concetto di vivere comune, di benessere collettivo.

Non è decrescita felice (altro termine abusatissimo) ma crescita consapevole

Questo cambio di abitudini va accompagnato pazientemente: pensiamo che nei primi 50 anni dall’avvento della plastica ci siamo abituati a vivere questo materiale solo dalla parte dell’utilizzo, mentre oggi la utilizziamo ovunque perché essa è (potenzialmente) eterna. 

Dobbiamo convincerci che la plastica è una risorsa e non un rifiuto, ragionando su come smaltirla e come utilizzarla o ri-utilizzarla.

Smaltita correttamente essa può diventare un valore, pensando anche a nuovi sistemi di raccolta più “delicati” nel trattamento del materiale, in modo così da trarne benefici. 

Si potrebbero inoltre “premiare” i consumatori virtuosi, con bonus o incentivi (che già cominciano a prendere piede) ma che sono, senza un apparato normativo preciso ed un disegno specifico atto ad educare, lettera vuota per pochi addetti ai lavori. Va anche calibrato l’utilizzo dove c’è necessità effettiva.

 

La bottiglia in plastica può essere un ottimo sistema di trasporto dove non è presente acqua potabile, mentre la presenza di un distributore di bottiglie all’interno delle scuole stesse (dove l’acqua viene prelevata/consumata dai rubinetti) non ha ragione di esistere. Già così, di fatto, si educano i ragazzi allo spreco ingiustificato. 

 

Certi piccoli cambiamenti da soli non creano un mutamento significativo sull’ambiente ma impattano sulla nostra vita, sulle nostre abitudini, fino ad attecchire sull’intero sistema grazie anche al semplice e “tradizionale” passaparola (una soluzione conveniente verrà esposta ai conoscenti, una miglior qualità della vita verrà raccontata con entusiasmo ad un collega, un amico, un parente che probabilmente la utilizzerà per le sue abitudini quotidiane).

Discutevo di questo poco tempo fa, con un professore della Bocconi di Milano.

Entrambi eravamo concordi sul fatto che non ci dobbiamo concentrare troppo sull’effettivo saving che la singola azione produce nel breve-medio tempo ma sul beneficio complessivo che un cambiamento può portare all’intero paradigma ideologico.

La strategia deve essere questa.

La coscienza green che tanti stanno sviluppando (soprattutto le generazioni più giovani), la convinzione che un modo di vivere più sostenibile non sia solo giusto ed equo ma anche funzionale, la necessità di cambiare atteggiamento sui temi ambientali di ampio respiro sta portando moltissime persone ad interrogarsi, ad applicare nuove abitudini, ad assumere comportamenti virtuosi

 

Sono convinto che tali piccole azioni inducano in automatico ad una contaminazione reciproca fino a far sentire “fuori luogo” chi poi non le applica, auspico dunque un cambio di prospettiva anche di chi non crede pienamente a questi temi ma emula in qualche modo gli altri per non “dare troppo nell’occhio”.

 

Il pensiero e l’azione, la teoria e la sua realizzazione.

Partendo dal piccolo ci si evolve verso il grande, mai il contrario.

Vale per i cambiamenti, vale per la vita.

 

La transizione non fa eccezione ed anzi, proprio nel senso stesso della parola è racchiusa l’essenza di ciò di cui parleremo in Thinklikeamartian: nulla avviene per caso ma nulla avviene subito.

 

 

Ci vuole il giusto tempo per assimilare e digerire le informazioni, soprattutto quelle che cambiano il mondo.

Gianni Tagliapietra

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